Al via fase II Interfant su leucemie infantili

ROMA – Utilizzare in maniera differente e con diversi dosaggi i farmaci gia’ esistenti per dare piu’ speranze di guarigione ai bambini di eta’ inferiore a un anno che soffrono di leucemie linfoidi acute: questo l’obiettivo della seconda fase appena avviata del progetto internazionale Interfant. Del progetto si e’ parlato nell’ambito del convegno sulle leucemie acute resistenti in eta’ pediatrica che si e’ svolto presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesu’. ”Si tratta di uno studio che coinvolge i Paesi di quattro continenti, America, Asia, Europa e Australia” ha detto Giulio De Rossi, responsabile dell’Unita’ Operativa di Ematologia dell’Ospedale vaticano e coordinatore del progetto per l’Italia. La prima fase, ha proseguito, ha riguardato 500 bambini arruolati in tutto il mondo che ha prodotto un protocollo terapeutico ”eccellente” applicato a partire dal 2006. ”La leucemia linfoide che colpisce i bambini fino a un anno – ha osservato – e’ molto grave, con il nuovo protocollo stiamo ottenendo il 45[%] di guarigioni”. Ma dobbiamo dare ulteriori speranze a questi bambini, ha aggiunto, per questo e’ partito il secondo studio che prevede una divisione differente dei bambini su cui sperimentare con dosaggi diversi dal passato farmaci gia’ consolidati per la loro efficacia”. Lo studio, partito nel 2006, si sta occupando finora dell’arruolamento dei bambini, la conclusione della ricerca e la presentazione del nuovo protocollo  e’ prevista entro il 2011. Il convegno ha messo a fuoco alcune significative esperienze a livello italiano ed europeo sulla cura delle leucemie acute resistenti e sull’importanza di condividere tali conoscenze si e’ soffermato Giuseppe Profiti presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesu’. Tutti gli esperti presenti hanno concordato che i migliori risultati terapeutici possono venire solo da terapie mirate, meno tossiche di quelle attuali perche’ basate su farmaci intelligenti in grado di colpire solo le cellule malate. Grandi possibilita’ vengono anche dai trapianti di cellule staminali da cordone, sangue e midollo ”ma dobbiamo accrescere la loro efficacia da un lato e dall’altro diminuire la tossicita’ delle cure collegate che a lungo termine possono causare sterilita’ e disturbi dell’apparato endocrino” ha osservato l’ematologo Andre’ Baruchel dell’Ospedale Saint-Luis di Parigi. ”Per alcune leucemie, come le mieloidi acute, il trapianto resta la cura che da’ i migliori risultati e va sottolineato
che, allo stato attuale i risultati dei trapianti di cellule provenienti da fratelli o da donatori alternativi sono assolutamente sovrapponibili” ha concluso Edoardo Lanino del dipartimento di ematologia e oncologia pediatrica dell’ospedale Gaslini di Genova.

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