Inquinamento: bimbi fumatori a loro insaputa

TARANTO – Un bambino che vive a ridosso dell’area industriale di Taranto inala in media 2,14 sigarette al giorno, cioe’ 780 all’anno. Un abitante di Taranto, anche se vive in periferia e non fuma, inala 1,2 sigarette al giorno in una giornata senza vento, 2,3 sigarette al giorno se spira vento proveniente dalla zona industriale. E un operaio della cokeria dell’Ilva, in un turno di otto ore (dati riferiti comunque al 2000), puo’ inalare, a seconda delle mansioni svolte, da 305 a 7.278 sigarette. Sono i dati diffusi in uno studio dall’associazione ambientalista Peacelink, dall’Associazione italiana contro le leucemie (Ail) di Taranto e dal ‘Comitato per Taranto’, in vista della ‘Marcia contro l’inquinamento’ prevista per domani a Taranto, alla quale partecipera’ anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. L’elemento di riferimento e’ il benzo(a)pirene, il componente piu’ cancerogeno degli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) presente nelle sigarette. Le cifre sono frutto dell’incrocio di dati dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Puglia, dell’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl) e del direttore del Servizio di chimica ambientale dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, Federico Valerio.  Lo studio punta a far emergere il livello dell’inquinamento a Taranto. Anche in una giornata priva di vento, un abitante di Taranto comunque inala 1,2 sigarette al giorno, mentre da alcuni studi Ispesl rimasti riservati sino a due mesi fa, quando sono stati pubblicati dall’Arpa Puglia, e’ emerso che per i bambini del quartiere Tamburi di Taranto il 4 marzo 2004 e’ stata una delle giornate piu’ nere, perche’ hanno inalato benzo(a)pirene equivalente a 128 sigarette. Colpa di un micidiale vento spirato dalla zona industriale che ha sferzato il quartiere. Del resto, si sottolinea, nel suo III Rapporto sulla qualita’ dell’ambiente urbano, datato 18 gennaio 2007, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra, ex Apat) ha scritto che il 93[%] dell’inquinamento da Pm10 (polveri sottili) a Taranto e’ di origine industriale. Inoltre, sulla base dei dati di stima forniti dall’Ilva al ministero dell’Ambiente per il 2006 – si aggiunge – il 95,8[%] degli Ipa inventariati nel registro Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) appartengono all’Ilva di Taranto. ”Se a cio’ associamo il fatto – conclude lo studio – che il 92[%] della diossina industriale inventariata nel registro Ines 2006 e’ statisticamente associata all’Ilva di Taranto, il quadro e’ preoccupante”. Le soluzioni? Ambientalisti e Ail indicano due strade: il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per intervenire sugli Ipa di origine industriale, e i poteri del sindaco quale massima autorita’ sanitaria del territorio.

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