La scuola entra in casa di chi sta male coinvolti 13 istituti, a Roma e Jesi

ROMA – Quando i bambini non possono andare a scuola, e’ la scuola che puo’ andare dai bambini: ed e’ quello che accade grazie al progetto E-Care, promosso da fondazione gioventu’ digitale, insieme a Comune di Roma, Ospedale pediatrico Bambin Gesu’ e Intel Corporation Italia. Il progetto, dedicato ai bambini "lungodegenti", ha lo scopo di assicurare continuita’ scolastica agli studenti che, per colpa di una malattia, sono costretti ad assentarsi da scuola per essere assistiti e curati in ospedale o in casa. L’iniziativa, che fino a questo momento aveva preso il via in dodici scuole romane (6 primarie, 3 secondarie di primo grado e 3 secondarie di secondo grado) sbarca anche a Jesi, presso il Liceo scientifico Leonardo da Vinci. Ne beneficeranno tre studenti colpiti da malattie che finora li hanno costretti a interrompere la frequenza scolastica per lunghi periodi. Il 10 ottobre e’ stato firmato il protocollo d’intesa ed ora tutto e’ pronto per portare la scuola nelle case dei tre ragazzi. Ma come e’ nato questo progetto? Lo spiega Cecilia Stajano, che ne ha seguito gli sviluppi fin dall’inizio, per la Fondazione Gioventu’ digitale. "Questa iniziativa, come tutte le altre della nostra fondazione, si propone di utilizzare le nuove tecnologie come risorse per la didattica e contro l’isolamento. Isolamento derivante, in questo caso, dalla malattia, spesso invalidante, che costringe alcuni studenti a sospendere per lunghi periodi la frequenza scolastica. Il progetto nasce nel 2007 in collaborazione con Intel e Bambin Gesu’. Quest’ultimo, in particolare, ci segnalo’ una decina di bambini che, a causa della malattia, rischiavano di perdere l’anno scolastico". In cosa consiste l’E-care? "Grazie a due computer portatile e alla piattaforma ‘Centra’, mettiamo in collegamento la casa o l’ospedale in cui si trova il ragazzo con la sua classe. Ricreiamo una sorta di aula virtuale, in cui anche lo studente assente in qualche modo e’ presente. E’ previsto un momento di formazione sia per il ragazzo, sia per l’insegnante di riferimento del progetto. Una volta attivato il progetto, il ragazzo puo’ collegarsi, in totale autonomia, in qualsiasi momento della lezione e prendere parte alle attivita’, secondo la modalita’ che preferisce. Puo’ scegliere se farsi vedere oppure no, puo’ scrivere sulla lavagna, puo’ alzare la mano per intervenire, puo’ consegnare i compiti. Oppure potra’ collegarsi in differita e scaricare il materiale che l’insegnante avra’ eventualmente predisposto per lui. L’insegnante e i compagni potranno comunicare con lui e mostrarsi grazie alla telecamera". Quante volte, mediamente, si apre il collegamento? "Di solito due, al massimo tre volte a settimana. E normalmente il collegamento dura 40-45 minuti". Quali riscontri avete avuto fino ad oggi dall’esperienza nelle scuole romane? "Quello che piu’ ci ha colpiti e’ la risposta dei compagni di classe. Grazie a questo collegamento, hanno mantenuto vivi i rapporti con il loro amico e non lo dimenticano, come puo’ in un certo accadere in casi come questi. Lo sentono come uno di loro, che non vogliono perdere. E poi, ci dicono gli insegnanti che anche i ragazzi piu’ pigri e demotivati spesso hanno ritrovato vivacita’ grazie a questa esperienza. Noi, da parte nostra, abbiamo incoraggiato i ragazzi e gli insegnanti a sfruttare al massimo questo strumento e a collegarsi anche solo per un saluto. Per i ragazzi malati, questa presenza e questo coinvolgimento sono importantissimi".

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