La stanza degli ospiti

Aprire le porte del proprio cuore e della propria casa alla sofferenza è un gesto di grande solidarietà e di altruismo. Ma questo atto di generosità può essere anche fonte di numerose difficoltà di diversa natura che possono mettere a dura prova la stabilità emotiva e psicologica di quanti ne sono coinvolti. E la prova d’amore sta proprio nell’affrontarle, condividerle e superarle nonostante tutto.

Helen è una donna matura e, tutto sommato, soddisfatta della propria vita.
Divorziata, nonna felice, dietro di sé ha le piccole e grandi vittorie e sconfitte della vita, i segni di un’esistenza ricca di affetti ed esperienze.
Forse è proprio in virtù di questa forza che, quando la sua amica di gioventù Nicola si fa viva chiedendole aiuto, Helen non esita ad accordargliela, anche se il compito si presenta da subito gravoso: Nicola, infatti, è affetta da un male incurabile di fronte al quale la medicina tradizionale si è ufficialmente arresa.
Nella città di Helen però vive e opera un medico di cui si narrano meraviglie, uno che con terapie non tradizionali dicono sia stato in grado di risolvere situazioni disperate.
È con lo stato d’animo di chi sa che molti limiti – di pazienza, di altruismo, di dedizione – verranno testati, che Helen prepara la stanza degli ospiti.
E quando l’odissea di Nicola comincerà, mille saranno le scoperte che queste due donne dovranno fare, prima di comprendere cosa significhino realmente parole come rispetto, compassione, amicizia.
Helen accompagnerà Nicola nel suo lungo, travagliato e doloroso iter clinico, imparando che l’amicizia significa anche saper assecondare i sogni impossibili della sua ospite…

Helen Garner, autrice australiana tornata a scrivere dopo oltre 10 anni, affronta una tematica tragica, quella relativa alla condizione dei malati terminali di cancro, scegliendo un taglio decisamente realistico e senza concessioni al pietismo.

Una storia di difficile amicizia femminile che mette a confronto due donne forti e determinate, l’una nello sconfiggere il tumore che la sta distruggendo, l’altra nel non tradire le sue certezze.
La malattia allora diventa un tramite, un filo che fa riallacciare il dialogo di Helen e Nicola interrotto molti anni prima, e forse mai del tutto finito.
La Garner, però, nel raccontare la discesa nell’inferno del cancro si ferma un attimo prima, quasi a non volere per pudore scavare il dolore fino in fondo e questo suo sottrarsi – pur donando asciuttezza e rigore alla narrazione evitando l’effetto lacrima facile – fa sì che il lettore non venga del tutto coinvolto nella vicenda, rimanendone un semplice ospite.

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