Linfomi, vederli aiuta a trovare cura su misura

COPENAGHEN – Trovare una cura su misura sulla base delle caratteristiche rivelate dalle immagini di uno dei piu’ comuni tumori del sangue, il linfoma di Hodgkin. La strategia si basa sulle immagini rilevate dalla Tomografia a emissione di positroni (Pet): a seconda delle informazioni che questa tecnica da’ sul tumore, si decide se adottare una terapia piu’ o meno aggressiva. Un approccio che a breve potrebbe diventare il nuovo standard nella terapia dei linfomi e che e’ stato presentato a Copenaghen, nel congresso dell’Associazione europea di ematologia. ”Risulta che la Pet ha un valore predittivo in oltre il 90[%] dei casi”, affermandosi cosi’ come ”il fattore prognostico piu’ potente”, ha detto Andrea Gallamini, dell’ospedale Santa Croce di Cuneo e dell’Intergruppo italiano linfomi, che ha condotto i primi studi in questo campo con Martin Hutchins, dell’universita’ danese di Copenaghen. Di conseguenza la terapia puo’ essere individualizzata, calibrata su misura a seconda della risposta che il tumore potra’ dare. La strada verso la standardizzazione, secondo Gallamini, e’ breve, dopo l’accordo in questo senso raggiunto appena due settimane fa a Lugano. I costi complessivi sono valutati in circa 2.000 euro a paziente, considerando che si prevede una Pet al momento della diagnosi e una seconda dopo due cicli di terapia. Lo studio e’ stato condotto complessivamente su 210 pazienti, sui quali e’ stato possibile stabilire se la terapia ottimale era quella messa a punto alla fine degli anni ’70 nell’Istituto tumori di Milano e chiamata Abvd, o quella chiamata Beacopp e nata in Germania, che ha un’efficacia maggiore ma anche effetti collaterali molto pesanti. La scommessa, adesso, e’ valutare se la scelta personalizzata della terapia e’ applicabile ad altri tipi di linfomi, mentre lo stesso approccio non sembra praticabile per tumori diversi da quelli del sangue.

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