Nove parrucche per sconfiggere il cancro

MILANO – Nove parrucche possono aiutare a sconfiggere il cancro. Anche una forma aggressiva come il rabdomiosarcoma al polmone. Ci e’ riuscita la bella Sophie van der Stap, una ragazza olandese di 21 anni che, dopo 54 settimane di chemioterapia, terminate nel febbraio 2006, e’ guarita. Settimane di paura, dolore, solitudine, piccole gioie e tanto amore della sua famiglia e dei suoi amici, che riempiono le pagine del suo primo libro, scritto in forma di diario, ‘La ragazza dalle 9 parrucche’ (ed. Bompiani Overlook) e che confluiranno in un secondo libro, che la scrittrice ha da poco terminato, ma che non e’ ancora stato tradotto. ”Chemio, pelata, morte – scrive Sophie, che si da’ subito tre risposte -: via, nascondersi e diti medi”. E cosi’, dal disgusto che accompagna la prima volta che l’autrice prova una parrucca, questi oggetti diventano per lei essenziali. ”Il cancro – ha spiegato oggi a Milano – e’ come un ladro, che entra nella tua vita e ti toglie le certezze che hai, il futuro che hai programmato. Tu stai bene e, all’improvviso, ti diagnosticano il cancro. E la paura maggiore e’ quella di essere tirata sempre piu’ dentro a una vita che e’ diversa da quella degli altri. Ti senti un malato di cancro solitario, provi una grande solitudine”. Ma Sophie e’ combattiva. Rifiuta di riconoscersi solo nella ”povera giovane ragazza malata”, rifiuta ”l’interessamento pieno di buone intenzioni” di chi la investe con una raffica di ”come stai? E non si accorge che mi toglie energia – ha detto – mentre potrebbe essermi vicino con biglietti, fiori, baci, che mi fanno sapere che tu sei qui con me, che posso contare su di te. Perche’ l’amore e’ cosi’ importante: contribuisce alla guarigione”. E tra un ciclo di chemio e l’altro, quando non ha nausea ne’ ”vomita a secchiate”, Sophie vuole ricominciare ”a ballare – scrive nel libro – e a divertirmi. E proprio come una volta, entrare nella notte ignota, con epilogo a sorpresa”. Proprio come una volta, ma con la parrucca. Cosi’ Sophie decide di non esibire ”la rigida testa da racchia,” ma di essere ”la bionda Pam, semplice e con colpi di sole, la mia preferita; Stella o Daisy, con i lunghi ricci biondi da Barbie; Sue, con i suoi ciuffi rossi e maliziosi; Blondie con il biondo bob”, perche’ ”le parrucche – dice – sono molto di piu’ di un cespuglio di capelli. Per me era come un gioco e cercavo qualsiasi cosa che mi facesse sentire bene. Con le parrucche e’ stato fantastico: mi piaceva essere sexy, mi piaceva piacere, essere femminile, oppure infantile: mi dava piu’ forza e suscitava in me e negli altri reazioni diverse. Eppure dietro a tutte si nascondeva un pochino di Sophie”. Durante queste lunghe 54 settimane, su suggerimento di un suo amico, Sophie decide di tenere un diario: ”Ho cominciato a scrivere sul computer e non mi sono piu’ fermata. E sono molto, molto felice di avere scoperto la scrittura e ora, che ho finito il mio secondo libro, non ho piu’ solo domande sul mio futuro, ma mi pare di aver intrapreso il percorso della mia vita”. Il ricordo del cancro, sconfitto, e’ ancora vivo in lei, ma cosi’ e’ anche la certezza che ”non tornera”’.

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