Ospedale dei bambini a Monza Un sogno (quasi) realizzato

Conclusa in tredici mesi la prima tappa dei cantieri

di Ruggiero Corcella

MONZA -Esattamente un anno fa, nell’Aula Magna dell’Università Milano Bicocca di Monza, il Comitato Maria Letizia Verga presentava il Progetto per la realizzazione del nuovo “Centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino”, un ospedale realizzato per volontà di privati e con fondi privati, ma che sarebbe stato pubblico, “di tutti e per tutti”. La promessa è stata mantenuta; nel mese di settembre 2013 sono iniziati i lavori, il primo piano della nuova struttura è già visibile dietro le impalcature del cantiere.

Un progetto nato da esigenze concrete

Le ragioni che hanno dato il via a questo progetto – un “sogno realizzato”, come lo definiscono molti – sono note: l’ospedale San Gerardo di Monza che per anni ha ospitato al suo interno il Comitato Maria Letizia Verga, la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma e la Fondazione Tettamanti per le attività di ricerca, ha avviato una imponente ristrutturazione la cui durata è stimata in circa 7 anni. Prevedibili i disagi per i pazienti e legittimo il timore del Comitato Maria Letizia Verga di non potere assistere in modo adeguato e secondo parametri di “eccellenza” i bambini malati e le loro famiglie che da tutta Italia arrivano a Monza, da sempre riconosciuto come polo ospedaliero di eccellenza per le leucemie infantili. Da qui, la decisione di costruire autonomamente un nuovo Centro e l’avvio di una formidabile “macchina della solidarietà” che ha coinvolto tutti coloro che hanno a cuore la salute e la felicità dei bambini: genitori, medici, ricercatori, personale paramedico, semplici cittadini e personaggi famosi come il centrocampista del Milan e della Nazionale Riccardo Montolivo, testimonial appassionato di questa iniziativa.

La raccolta fondi

Il reperimento dei fondi (l’investimento previsto è di oltre 11 milioni di euro) ha impegnato il Comitato Maria Letizia Verga nella promozione di innumerevoli iniziative, dalla grande campagna “Dai, costruiamolo insieme”, per mettere assieme i “mattoncini” necessari al nuovo Ospedale, alla raccolta fondi attraverso un SMS Solidale (per chiedere “poco a tanti”), alle donazioni da parte di Istituzioni, Imprese, singoli cittadini, genitori, alle iniziative nate spontaneamente nel territorio e sostenute con passione da decine di volontari. Alcuni dati sull’impatto delle donazioni: nel 2013 il Comitato ha avuto 4017 donazioni rispetto al 2012, dove sono state 3700; i nuovi donatori nel 2013 sono stati 2341, anno record nonostante il momento di crisi. Segno che il messaggio della straordinarietà e unicità del Progetto è stato pienamente raccolto. Mattone su mattone, quello che era un sogno e un grande Progetto di responsabilità e solidarietà è già una realtà, concreta e dimostrabile. Più che giustificato, quindi, l’orgoglio di Giovanni Verga, Presidente del Comitato e promotore instancabile delle attività: “La costruzione del nostro ospedale è un sogno che si avvera, che vediamo crescere sotto i nostri occhi e che premia l’impegno quotidiano di medici, ricercatori, personale paramedico, volontari, genitori, per affrontare assieme la malattia e ridare speranze e futuro a tanti bambini”. “Abbiamo fatto appello alle forze buone e disponibili del nostro Paese“ – prosegue Verga — e le risposte sono arrivate. Ogni bambino che riusciremo a salvare sarà il premio più bello per ciascuno di noi”.

La struttura

La nuova struttura – 4 piani e 7.700 metri quadrati , da destinare al Day Hospital, al Centro Ricerche Tettamanti ( 1.700 metri quadrati rispetto agli attuali 600), ai reparti di degenza con stanze singole, al Centro per i Trapianti di Midollo Osseo, alle aree riservate ai medici, agli spazi per l’accoglienza e i servizi per i bambini e le famiglie – è in costruzione su un’area concessa in diritto di superficie dalla regione Lombardia, proprio a fianco dell’Ospedale S. Gerardo. Impegnati nella realizzazione sono la Coveco Coop Spa di Marghera e Cellini GTC Società Cooperativa, Associazione Temporanea di Imprese cui sono stati affidati i lavori e che hanno accettato la “sfida” con passione, condividendo gli obiettivi del Comitato e impegnandosi a coniugare parametri di eccellenza, budget rigorosi e tempi ristretti. L’impegno, infatti, è quello di consegnare il nuovo “Centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino” entro la fine del 2014!

E non è tutto; l’unicità e peculiarità della nuova struttura sono soprattutto legate al modello di partnership che verrà attuato e che è decisamente rivoluzionario per il nostro Sistema Sanitario. Il Centro Maria Letizia Verga sarà infatti un Ospedale Pubblico, ma verrà gestito in piena autonomia dalla Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM), mentre gli studi e le ricerche della Fondazione Tettamanti saranno potenziati, grazie alla partnership con la Facoltà di Medicina dell’Università Milano Bicocca. Direttore Clinico del nuovo Centro sarà il professor Andrea Biondi, attuale direttore della clinica pediatrica dell’Ospedale di Monza che non nasconde l’emozione dell’ “incontro” con quello che – fra pochi mesi – sarà il nuovo Centro di eccellenza per la cura delle leucemie infantili. “Ogni anno, in Italia — ha ricordato Biondi —500 bambini fra 0 e 15 anni si ammalano di leucemia, un centinaio solo in Lombardia. Grazie alle terapie attuali circa l’80% guarisce, ma la sfida che dobbiamo vincere è per quel 20% che tuttora non risponde alle cure. Le competenze che abbiamo maturato in questi anni, le partnership con network di prestigio internazionale, i progetti di ricerca ai quali partecipiamo confermano il valore del nostro team e ci danno grande fiducia. Il nuovo Centro sarà il coronamento di un sogno e ci consentirà di portare direttamente al letto dei nostri piccoli pazienti i risultati del nostro lavoro. La leucemia infantile si può guarire. Questo è l’obiettivo che ci poniamo e che – ne sono certo – troverà nel nuovo Centro Maria Letizia Verga di Monza una delle espressioni più avanzate nel panorama ospedaliero italiano”.

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