Oss.Romano: vendere la Barbie anche calva

Bambolina finisce per la prima volta su prima pagina giornale Vaticano

di Fausto Gasparroni

La ‘Barbie’ finisce in prima pagina sull’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, che in una “storia dei tentativi di emanciparsi da uno stereotipo” analizza le tappe verso il “politicamente corretto” della popolarissima bambolina Usa spesso criticata come “l’emblema della perfezione posticcia, della bellezza plastificata, della bionda vacuità, autentico anti-modello per le bambine, reali, in crescita”. Il giornale vaticano, nell’articolo intitolato “Barbie, cresci”, a firma della storica Giulia Galeotti, esprime apprezzamento per l’iniziativa della Mattel di donare delle ‘Barbie’ calve agli ospedali pediatrici con piccoli pazienti colpiti da tumori. Ma si domanda: perché non commercializzarla? “L’ultima frontiera – scrive – è notizia di questi giorni: la Barbie calva dovrebbe infatti presto diventare una realtà. Dopo una campagna su Facebook e dopo l’iniziale rifiuto della Mattel (‘non accettiamo condizionamenti esternì), è stato invece dato il via libera alla produzione.

Barbie bald, però, non sarà in commercio, ma verrà donata agli ospedali pediatrici che ospitano bimbi colpiti da tumori. Professioni, colore della pelle, disabilità e malattia: il cammino di Barbie parrebbe la dimostrazione della (parziale) infondatezza di tante critiche perché, in fin dei conti, bella anche con anima e senso civico”. “Viene però un dubbio – prosegue l’Osservatore Romano -: quanti di noi hanno mai realmente incontrato queste Barbie sugli scaffali dei negozi? Perché di questa galleria di politicamente ed educativamente corretto non v’é traccia alcuna sul mercato reale?”. Perché, quindi, “non vendere la Barbie calva che potrebbe rappresentare una importante via per rassicurare le bimbe davanti alle madri sotto chemio?”.

Per l’Osservatore Romano, in definitiva, le diverse edizioni “politicamente corrette”, ideate “per respingere al mittente le accuse di giocattolo diseducativo” non hanno sortito l’effetto di diffondere un’idea della donna più rispettosa dei valori autentici dell’universo femminile. E se, secondo la Mattel, “il novanta per cento delle bambine americane di età compresa tra i tre e i dieci anni possiede almeno una Barbie, facendone così la bambola più venduta negli Stati Uniti”, “sono i dati – sottolinea ancora il giornale vaticano – a dimostrare quanto Barbie potrebbe davvero rappresentare un potente strumento per incoraggiare cambiamenti sociali” in quanto “giocando si comincia a focalizzare chi e cosa si aspira a diventare”. “Perché Barbie non decide di crescere davvero, una buona volta?”, si chiede quindi il quotidiano della Santa Sede

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