Psiconcologia in adolescenza: il doppio dramma dell’accettazione della malattia e dei cambiamenti corporei

La psiconcologia in adolescenza si occupa di indagare i vissuti degli adolescenti oncologici e li aiuta ad accettare la malattia e i cambiamenti nel corpo.

Psiconcologia in adolescenza: La neoplasia o tumore, rappresenta in patologia la formazione di un nuovo tessuto che sostituisce il precedente e che cresce in modo diverso da quello fisiologico. Quando tale malattia, di per sé debilitante ed estenuante per il corpo e la mente, si manifesta o viene scoperta durante la fase adolescenziale, molteplici sono le difficoltà e gli scompensi che possono verificarsi negli adolescenti.

I cambiamenti che caratterizzano l’ adolescenza

L’ adolescenza rappresenta di per sé un periodo di vita caratterizzato da profondi cambiamenti. Sia per quanto riguarda l’aspetto corporeo che quello psichico. Il corpo maschile e femminile in questa fase vanno incontro a rapide modifiche, come il cambiamento della voce, la maturazione dell’apparato riproduttivo, la comparsa dei caratteri sessuali secondari, seguito a volte dall’incremento ponderale. In questa fase inoltre si stabilizza l’identità sessuale.

Il periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta, comporta anche degli sconvolgimenti nella vita psichica. I cambiamenti corporei spesso vengono vissuti con disagio e sofferenza, infatti l’immagine corporea non è più quella dell’infanzia ma non ha raggiunto la maturità sufficiente per essere considerata adulta. Secondo Mastrangelo gli adolescenti devono affrontare tre lutti: la perdita del corpo infantile, la perdita del ruolo infantile e la perdita dei genitori dell’infanzia. Il più sofferto di questi lutti è costituito dalla perdita del corpo infantile, in quanto nella società contemporanea non viene data nessuna connotazione sociale agli individui che si trovano in questa fase, che vengono dunque condannati ad una marginalità sociale.

Psiconcologia: quando il tumore genera ulteriori cambiamenti nel corpo

La neoplasia o tumore, rappresenta in patologia la formazione di un nuovo tessuto che sostituisce il precedente e che cresce in modo diverso da quello fisiologico. Quando tale malattia, di per sé debilitante ed estenuante per il corpo e la mente, si manifesta o viene scoperta durante la fase adolescenziale, molteplici sono le difficoltà e gli scompensi che possono verificarsi. Infatti tutti gli stravolgimenti che questa delicata fase della vita comporta, nel caso di patologia organica vanno a sommarsi alle difficoltà di accettazione e adattamento alla malattia e alle cure, a difficoltà relazionali, a problemi di compliance alle terapie, al disagio emotivo dei pazienti lungosopravviventi, al dolore delle malattie in fase terminale e a cure particolari come le chemioterapie ad alte dosi e gli interventi chirurgici mutilanti, rendendo la transizione alla fase adolescenziale ulteriormente più complessa e sofferta.

Gli adolescenti malati quindi devono affrontare i difficili cambiamenti dovuti alla pubertà, osteggiati e resi più complessi dall’insorgenza della malattia.

Per quanto riguarda i cambiamenti fisici e corporei, essi, in caso di malattia sono alterati o interrotti; può infatti verificarsi la perdita dei capelli, la variazione del peso corporeo, la comparsa di cicatrici in seguito agli interventi chirurgici, o la costante presenza del catetere.

Anche il suddetto processo di separazione dalle figure genitoriali è ostacolato dalla tendenza dei genitori di pazienti neoplasici all’ iper-coinvolgimento e all’iperprotettività, che spesso comportano una perdita di autonomia degli adolescenti con tumore, essi non sono indipendenti né dal punto di vista economico né da quello decisionale; essi a volte regrediscono ad una dipendenza totale dalle figure genitoriali.

Invece di andare incontro ad una progressiva maturazione della personalità, ed al conseguimento degli obiettivi di sviluppo, quello che si verifica in tali pazienti è una regressione, con paura della malattia e delle conseguenze dei trattamenti. Inoltre la tipica crisi d’identità adolescenziale si intreccia con il problema di integrare una condizione mentale tipica della giovinezza, ricca di speranze, entusiasmi, desideri e una condizione fisica che necessita di cure come accade nell’età senile. L’adolescente con tumore si trova inoltre costretto a sperimentare anche una serie di problemi sociali, come la mancata frequenza scolastica, le carenti o nulle relazioni con i compagni e amici, la sospensione di attività sportive o ludiche e la ridotta frequenza delle relazioni con eventuali fratelli o sorelle. Insomma , il vissuto di isolamento è alle porte.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che, come ha rilevato Ferrari ( 2010) spesso gli adolescenti stanno in una “ terra di nessuno “ tra il mondo dell’oncologia pediatrica e quella dell’oncologia dell’adulto, dunque si trovano sospesi tra questi due ambiti, dunque, il risultato è che il trend di miglioramento in termini di sopravvivenza documentato negli ultimi anni per i bambini e per i pazienti adulti non si è osservato nei pazienti in questa fascia di età, infatti a parità di condizione clinica, di fatto un adolescente ha minori probabilità di guarigione di un bambino, spesso semplicemente in relazione alla rapidità con cui arriva alla diagnosi, alla qualità della cura, all’arruolamento nei protocolli clinici.

Pertanto il rischio che si determini l’insorgenza di una psicopatologia è piuttosto elevato, e sarebbe dunque fondamentale un’integrazione degli interventi per la salute mentale nell’oncologia dell’adolescente.

Un altro dato interessante e corroborante l’idea di un’integrazione della cura psicologica a quella organica è dato da alcune ricerche di Spiegel e Giese-Davis ( 2002) secondo cui lo stress emotivo della malattia, il modo in cui esso viene gestito, e soprattutto la sua estremizzazione e cronicizzazione potrebbe essere in relazione all’incidenza del cancro e influenzare gli aspetti fisiologici e le capacità di coping. Spiegel infatti pratica la psicoterapia di gruppo con pazienti oncologici, favorendo in tal modo il supporto reciproco tra questi pazienti.

Psiconcologia: l’importanza della compliance e dell’accettazione della malattia e delle cure

La compliance indica l’accettazione delle cure e del trattamento medico consigliato. Nei giovani pazienti spesso le angosce dovute alla malattia si intrecciano con le difficoltà di far fronte alle trasformazioni adolescenziali, ed è frequente che emergano comportamenti di negazione della malattia e di rifiuto delle cure. Il rifiuto delle cure e del trattamento in pazienti neoplasici, non va solitamente interpretato come un sintomo di patologia psichica, ma può rendere necessario il trattamento psicologico qualora dovesse rappresentare un impedimento alle cure mediche.

Nell’ambito della psiconcologia lo psicologo viene interpellato di solito quando il comportamento del paziente interferisce con il piano terapeutico. Tra i problemi più gravi si riscontrano la negazione di malattia, il fatalismo paralizzante, la rabbia incontrollabile e l’ideazione persecutoria. Il trattamento può richiedere un intervento di sostegno per le paure di dolore legate all’intervento o la perdita di controllo e di aumento di vulnerabilità, le perdite riguardano la privazione di un seno o un arto, dei capelli, oppure del lavoro e dei contatti sessuali, o della funzionalità sessuale. I meccanismi difensivi che il paziente adotta a questo punto sono finalizzati all’elaborazione dei vissuti e delle emozioni suscitati dalla malattia. Spesso, come ricorda Ferrari, un limite che si riscontra nel personale sanitario, è considerare che il comportamento dei pazienti sia regolato completamente da meccanismi logico- razionali, ed alcune situazioni vengono considerate inspiegabili. Esistono invece delle specifiche raccomandazioni cliniche quando un paziente adolescente rifiuta un trattamento salvavita che prevedono la valutazione della capacità decisionale, la valutazione delle ragioni del rifiuto e il fondamento di tale rifiuto.

Bisogna tener conto del fatto che spesso gli adolescenti sono più interessati agli effetti collaterali acuti che non alla guarigione a distanza, sebbene con grossi sacrifici.

Spesso in psiconcologia la collaborazione nei pazienti in età evolutiva è compromessa in maniera evidente dall’angoscia; il mondo ospedaliero può apparire inquietante agli occhi dei giovani pazienti e dunque il rifiuto al trattamento può essere causato dalla paura. È perciò fondamentale che l’organizzazione di un reparto di cura di adolescenti malati di tumore sia organizzato con finalità di diminuire lo stress e l’ansia. È dunque necessario che gli adolescenti malati siano curati in luoghi costruiti appositamente per loro. In casi invece estremi di opposizione al trattamento o di insorgenza di malattia psicopatologica è raccomandabile un trattamento psicoterapeutico individuale o di gruppo.

Un altro aspetto importante da considerare nell’ambito della psiconcologia, per quanto riguarda l’adattamento alle vicende difficili come le malattie gravi, riguarda i meccanismi di difesa intesi come strumenti utilizzati dagli individui non solo per fronteggiare l’angoscia derivante da conflitti psichici interni, ma anche come meccanismi per far fronte all’angoscia legata ad aspetti reali, come situazioni che mettono a rischio la vita. Tali difese vanno valutate in base alla loro intensità, flessibilità e al livello di maturità del soggetto e alla possibilità di modificarsi in base alle situazioni. L’impiego elastico delle difese permette infatti di fronteggiare efficacemente l’angoscia. Nello specifico nel caso della malattia l’obbiettivo fondamentale dei meccanismi di difesa è quello di attenuare l’angoscia di morte. Spesso nei pazienti oncologici in età evolutiva si assiste a fasi di regressione a comportamenti tipici di fasi precedenti dello sviluppo. In particolare, durante le tappe più importanti del processo di separazione individuazione è possibile che si verifichi una regressione più intensa e un conflitto tra esigenze di autonomia e bisogni di accudimento. Una regressione eccessiva che si protrae troppo a lungo per effetto di una malattia grave durante la crescita, può rappresentare un problema.

Un aspetto importante su cui negli ultimi anni si è concentrata l’attenzione dei clinici riguarda quelle reazioni del paziente che non consentono l’espressione della sofferenza. Il rischio è che le paure più profonde vengano negate e compaiano come sintomi psicopatologici in momenti successivi.

Trattamento di psiconcologia per gli adolescenti

Le modalità di intervento in psiconcologia e di supporto psicologico nell’adolescente affetto da neoplasia sono differenti rispetto a quelle dei pazienti adulti o dei bambini. Infatti mentre è generalmente l’ammalato a chiedere una cura perché consapevole del suo disagio o perché ritiene che un intervento psicologico potrebbe essere di giovamento, nell’assistenza alle malattie gravi questo accade molto raramente, perché il soggetto di solito non presenta una psicopatologia conclamata, ma adotta modalità di adattamento fisiologico inadeguate o insufficienti che quindi richiedono un intervento di supporto. È in questa fase fondamentale che la proposta di intervento di supporto psicologico venga svolta in modo appropriato ai fini di una buona riuscita dell’alleanza terapeutica, ed è consigliabile che siano i medici a prospettare al giovane paziente oncologico la possibilità di un intervento psicologico. È infatti importante che l’attenzione ai bisogni psicologici sia inserita in un progetto integrato di presa in carico globale del paziente, dove il personale medico collabori attivamente con psicologi e psicoterapeuti, altrimenti c’è il rischio che ad un possibile rifiuto delle cure del corpo si aggiunga il rifiuto per le cure della psiche.

La sensazione di confusione è presente in molti pazienti in seguito all’esordio della malattia e alla diagnosi; l’ascolto e il colloquio con gli operatori può contribuire a ristabilire negli adolescenti in crisi emotiva un concetto di sé stabile e realistico sostenendo un senso di competenza rispetto al funzionamento personale e alle relazioni sociali, affettive e lavorative. Il colloquio può offrire un supporto in un momento di temporanea difficoltà ad integrare un evento o una situazione nei suoi processi di elaborazione di significato. In ospedale la modalità di intervento maggiormente utilizzata è quella supportiva. Tali tipi di intervento hanno l’obiettivo di migliorare l’autostima, la fiducia in se stessi, l’adattamento alla malattia e alle cure, oltre a lavorare per permettere un miglior funzionamento mentale di altre capacità come l’esame di realtà, le relazioni oggettuali, i meccanismi di difesa.

Clerici e colleghi ( 2014) identificano tre aree critiche nell’adattamento psicologico ad una malattia grave, costituite da processi emozionali, risposte cognitive e rappresentazione di sé. Per quanto riguarda le risposte emotive esse possono comportare sensazioni di torpore e ottundimento emotivo e cognitivamente la gamma di pensieri può essere limitata. I pazienti possono sperimentare l’assenza di emozioni positive a causa dell’improvviso irrompere della malattia nella vita, con i suoi effetti limitanti le prospettive del futuro, può riattivarsi una relazione ambivalente con le figure di attaccamento.

Se il corpo è sofferente e mal funzionante a causa della neoplasia o di aspetti derivanti dalle cure, l’adolescente può sperimentare un conflitto tra se stesso e la nuova realtà, avvertendo sensazioni caotiche, di depersonalizzazione e derealizzazione e sensazioni di isolamento.

Si può dunque affermare che l’obiettivo generale della psiconcologia è quello di guidare l’adolescente all’accettazione della patologia organica, sostenendo e promuovendo al contempo il suo sviluppo identitario e la sua maturazione psichica e facilitando il transito ad un’identificazione con la nuova immagine corporea, caratterizzata dai cambiamenti legati alla fase puberale e post puberale e dai cambiamenti imposti dalla malattia. Per fare ciò lo psicoterapeuta che segue un malato oncologico farebbe bene dunque a liberarsi dai suoi vissuti di onnipotenza e ricordarsi che egli può fare molto per il malato, ridimensionando e lenendo la sua angoscia di morte, ma che – chiaramente- la patologia organica non ricade sotto la sua area di competenza. L’intervento psicologico dovrà essere orientato innanzitutto ad affrontare e cercare di risolvere quanto prima l’opposizione del malato al riconoscimento del suo stato ed il rifiuto delle cure.

All’interno della psiconcologia, l’approccio psicoanalitico consiste nella chiarificazione dell’informazione all’interno dell’unità somato-psichica: eliminando le informazioni aberranti originate da misconoscimenti dovuti all’immaturità dell’apparato psichico in formazione, liberando gli accumuli energetici che non hanno trovato modalità fisiologiche di scarica, ridimensionando i vissuti di onnipotenza narcisistici. La scomposizione delle componenti psichiche si completa con una sintesi superiore dei contenuti rappresentazionali-affettivi ( Zangrilli, 2006).

Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2017/08/psiconcologia-adolescenti/

stateofmind.it  25.8.17

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