Quando i videogiochi aiutano i bambini ad affrontare la malattia

Dal cd navigabile al social network, sono tanti gli ospedali italiani che puntano sull’innovazione tecnologica per alleviare il dolore e le insicurezze dei piccoli malati di tumore e delle loro famiglie. Per una migliore riuscita della terapia (di PAOLA ROSA ADRAGNA)

   COMPUTER, cellulari e videogame sono parte integrante della vita dei bambini. Ci giocano, fanno i compiti, scoprono il mondo. La tecnologia è un’amica che conoscono e di cui si fidano. Anche quando devono affrontare sfide difficili, come il cancro. Ma oltre a essere di compagnia, la tecnologia può davvero aiutarli a sopportare la sofferenza della malattia e delle cure? Sì. E sono tante le esperienze che in Italia utilizzano videogiochi e applicazioni per smartphone per aiutare i bambini malati e le loro famiglia a fronteggiare il problema del dolore e della solitudine.

“In Italia ogni anno si ammalano circa duemila bambini. Oltre il 70% guarisce. Ma non basta”, racconta il professor Fulvio Porta, primario di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale civile di Brescia e presidente dell’Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica (Aieop), che da 37 anni si occupa sia della cura dei piccoli malati di cancro che della loro salute psicofisica. “Noi non vogliamo occuparci solo del corpo”, spiega il pediatra. Porta e i medici dell’Aieop, infatti, sostengono il metodo introdotto negli anni ’70 da Giuseppe Masera, un modo di fare medicina che ritiene il benessere del paziente parte fondamentale della cura e della guarigione. E la tecnologia può essere un’alleata importante.

Nel suo ospedale, per esempio, si sta lavorando

Sul biofeedback. Si tratta di uno strumento che attraverso dei sensori rileva i parametri fisiologici del sistema nervoso correlati allo stress e li trasforma in immagini e suoni. I pazienti possono così prendere coscienza del loro stato psicofisico e possono cercare di migliorare le reazioni dell’organismo che lo allontano dal benessere. Per il momento è stato sperimentato su dodici ragazzi tra i 9 e i 17 anni, che hanno partecipato a cinque incontri a cadenza settimanale. Durante le sedute, utilizzando un videogioco, sono stati proposti tre esercizi di rilassamento da valutare su una scala da 1 a 4. Prima, dopo e a distanza di un mese dal training, i ragazzi hanno compilato un test sull’ansia. I risultati sono da avvalorare ampliando la sperimentazione, ma hanno dimostrato una diminuzione dei livelli di stress anche a distanza di tempo.

Tuttavia ci sono medici che preferiscono sempre il rapporto tra paziente e dottore, o infermiere, all’utilizzo della tecnologia. “I sintomi di dolore o di stress sono dati e sensazioni così soggettive da essere troppo difficili da indicizzare”, spiega il professor Franco Locatelli, del dipartimento di Oncoematologia pediatrica del Bambin Gesù di Roma. “Il benessere dei bambini che entrano nel nostro ospedale – continua – è fondamentale. Per questo puntiamo sul rapporto umano: siamo sempre presenti per il paziente e per la sua famiglia, creiamo un legame di fiducia. Per me non c’è niente di meglio”.

A Monza, invece, i medici utilizzano la tecnologia come supporto. Consegnano ai bambini un cd, la Magica Cleme e l’Ospedale delle meraviglie, che gli consente di prendere confidenza con la patologia, le visite e il mondo dell’ospedale. E di esprimere le proprie emozioni attraverso il gioco, anche lanciando palle di carta virtuali agli infermieri sullo schermo, se lo vogliono. Creato dalla Fondazione Magica Cleme e realizzato dalla Erickson, il software contiene sei sezioni navigabili e un libretto informativo sulla clinica e sull’assistenza psicosociale alle famiglie. Anche per la diagnosi i dottori si affidano alle immagini. “È importante – spiega Momcilo Jankovic, responsabile dell’unità operativa day hospital di ematologia pediatrica dell’ospedale San Gerardo di Monza – che il bambino comprenda la malattia e l’importanza di curarsi, senza colpevolizzarsi”. E per questo è stato messo a punto un set di diapositive che spiega la malattia oncologica attraverso la metafora del giardino fiorito.

Anche nella divisione di ematologia e oncologia della Clinica Pediatrica di Catania la diagnosi viene spiegata al bambino con il supporto di un video fumetto, creato appositamente dalla DeAgostini. Inoltre, per far fronte all’isolamento e alla carenza affettiva, si sta lavorando per creare un social network, in stile Facebook, riservato ai bambini ricoverati. Si chiamerà Maylad oppure Wonderlad – dove Lad è l’acronimo di L’Albero dei Desideri, un laboratorio espressivo terapeutico messo a punto da alcuni medici del reparto – per concedere loro uno strumento di comunicazione in tempo reale con la famiglia a casa, con i coetanei in classe e con dottori e psicologi.

“È difficile da dimostrare la correlazione diretta tra una maggiore attenzione alla qualità della vita dei bambini malati di cancro e la loro guarigione – ammette Jankovic – . Ma è vero e scientificamente provato che in un bambino sereno, l’organismo libera citochine e cortisolo, sostanze proteiche e ormoni che lo aiutano a sopportare meglio le cure. E di conseguenza favoriscono la riuscita della terapia. Ben venga quindi tutto l’aiuto che l’innovazione tecnologica può apportare”.

Condividi con gli amici

Tutte le news