Sfida in campo fra giovani pazienti oncologici: la “Winners Cup” diventa inno alla lotta al tumore

Il 12 si sfidano a calcio i ragazzi in cura all’Istituto dei Tumori di Milano e al San Gerardo di Monza e i coetanei di 16
città italiane oltre a quelli in arrivo da Parigi

FABIO DI TODARO
Questa volta, meglio di qualsiasi altra, non conterà vincere. Il successo sarà già esserci, per i 250 ragazzi che sabato
prossimo 12 maggio parteciperanno alla «Winners Cup»: un torneo di calcio giunto alla seconda edizione che vedrà coinvolti
pazienti (ed ex) oncologici, di età compresa tra i 14 e i 25 anni.

Nel gergo scientifico, si parla di adolescenti e giovani adulti ammalati di cancro. Sul lato umano, sono ragazzi e ragazze
più sfortunati dei propri coetanei, che quando hanno modo di superare la malattia diventano però un faro per chi è loro
attorno: coetanei, ma non solo.

Il 12 maggio avranno modo di affrontarsi su un prato verde, grazie anche al contributo dell’Inter, che fin dallo scorso
anno ha scelto di essere al fianco delle due realtà promotrici dell’iniziativa: il network di specialisti italiani che si
occupano degli adolescenti con malattie oncoematologiche (Siamo) e la federazione italiana che raggruppa tutti i genitori
di questi ragazzi (Fiagop).

In campo 250 ragazzi che hanno conosciuto il cancro

La palla rotolerà sui campi del Centro Sportivo Suning, alla periferia nord di Milano, tra i quartieri Niguarda e Affori:
quartier generale dei nerazzurri. Al torneo (coordinato dal Csi di Milano e sostenuto economicamente dalla Pirelli)
parteciperanno 250 ragazzi provenienti da reparti di oncoematologia pediatrica delle città di diverse strutture italiane.

Oltre ai giovani in cura all’Istituto dei Tumori di Milano e al San Gerardo di Monza, ci saranno i coetanei affidati agli
specialisti di Torino, Genova, Bolzano, Aviano, Udine, Trieste, Padova, Modena, Bologna, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Bari,
Catania e Palermo. La novità di quest’anno è rappresentata dalla presenza di una compagine straniera: composta da ragazzi
in cura a Parigi.

Le squadre saranno divise in quattro gironi a seguire uno scontro a eliminazione diretta in semifinale, prima della
finalissima. I 250 ragazzi vivranno tutta la giornata a stretto contatto col club nerazzurro, che sabato sera li ospiterà a
San Siro in occasione della gara contro il Sassuolo. Assieme a loro ci saranno genitori, medici e infermieri.

Lo sport come antidoto alla malattia

La «Winners Cup» ha l’obiettivo di far vivere emozioni attraverso lo sport ai ragazzi che stanno affrontando o hanno affrontato le cure oncologiche. «La condivisione delle loro storie di vita fa capire che dalla malattia si può uscire
vincitori e lo sport può essere l’occasione per dimostrare una volta di più l’attaccamento alla vita», è il messaggio
condiviso dagli organizzatori, convinti che una simile manifestazione rappresenti il lato più sano dello sport: fatto di
valori e meritocrazia, emozioni e seconde possibilità.

«Questi ragazzi sono i veri campioni», afferma Massimo Achini, presidente del Csi Milano. «Tocca a loro testimoniare ai
coetanei la voglia che hanno di giocare in attacco nella vita e di non arrendersi di fronte alle avversità».

Andrea Ferrari, oncologo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e coordinatore di Siamo, che agli adolescenti che
s’ammalano di cancro dedica tutte le sue giornate, guarda anche alla ricaduta scientifica della «Winners Cup», grazie alla
quale «potremo spostare l’attenzione su questi pazienti speciali che, trovandosi in un’età di mezzo, corrono spesso il
rischio di non ricevere i trattamenti più adeguati. L’obiettivo è stimolare la nascita, nei diversi centri italiani, di
progetti specifici: magari proprio partendo dalla squadra di calcio».

Tutti vincitori
L’edizione della «Winners Cup» del 12 maggio rappresenta il bis del debutto ufficiale, consumatosi il 22 aprile dello
scorso anno. Ad aggiudicarsi il primo incontro furono i ragazzi di Pisa e Firenze, che anche quest’anno comporranno
un’unica squadra: idem dicasi per quelli in cura ad Aviano, Udine e Trieste. Ma la finalità di una simile iniziativa è
distante dal risultato sul campo.

«Il solo esserci, per me, vuol dire aver vinto», raccontò lo scorso anno Matteo, uno dei giovani calciatori per un giorno.
A far eco al suo pensiero, quello di Riccardo: «Per tutti noi questa è una rivincita nei confronti di tutto quello che
abbiamo passato. Noi siamo marchiati nel cuore dal segno della tempesta. Ma essere arrivati fino qua è una cosa meravigliosa».
lastampa.it 8.5.18

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