Smog, Brescia «caso» europeo

Brescia ha raggiunto quota 70. Un risultato di cui non andare fieri, perchè si riferisce alle giornate di supero del livello di guardia delle polveri sottili Pm10, registrate dalla centralina del Broletto. «Siamo riusciti a fare peggio del 2009, quando i 70 giorni furono raggiunti dalla centralina del Broletto il 17 novembre e da quella del Sereno il 14 novembre: quest’anno il traguardo è stato raggiunto in Broletto un mese prima, il 13 ottobre», dicono i rappresentanti del Coordinamento Comitati ambientalisti Lombardia, Imma Lascialfari, Marino Ruzzenenti e Maurizio Bresciani. L’UNIONE EUROPEA e la legge italiana impongono di non oltrepassare i 35 giorni di supero delle Pm10 nell’arco di un anno, a Brescia abbiamo già superato due volte questo limite, e da qui a fine anno è facile immaginare che si oltrepasseranno di gran lunga i 100 giorni, ovvero tre volte i limiti di legge. «Aver raggiunto “quota 70” in centro storico è la riprova che aver liberalizzato in traffico veicolare ha portato a un peggioramento della qualità dell’aria», osserva Bresciani. Non bastava essere la terza città europea con l’aria più inquinata, secondo lo studio AirBase dell’Agenzia europea per l’ambiente, che incrociando i dati riferiti al periodo 2004-2008 di 221 centri urbani ha posizionato Brescia al terzo posto, dopo la bulgara Plovdiv e Torino, fra le città con qualità dell’aria peggiore, evidenziando che nel 2008 l’aria respirata a Brescia è stata di 2,3 volte superiore ai parametri di legge. Anche i più recenti dati della centralina in Broletto sono allarmanti. «Si predica la tolleranza zero sull’illegalità, e non si interviene con forza sulla violazione dei limiti di legge previsti per l’aria, posti a tutela della salute dei cittadini – considera Ruzzenenti -. E’ necessario fare qualcosa, e subito, assumere questa come una priorità, perché è una delle grandi emergenze da risolvere». Ci sono studi che confermano i gravi danni alla salute causati dalle Pm10 nell’aria, in particolare malattie cardiocircolatorie, affezioni respiratorie e tumori: ricerche hanno dimostrato una correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro al polmone, ed estrapolando i dati sulle diverse città italiane di uno studio OMS si calcola che a Brescia 175 morti ogni anno andrebbero riferite a un esubero di Pm10 nell’aria, di cui circa 16 per cancro al polmone. A farne le spese sono soprattutto le categorie più fragili come i malati cronici, gli anziani e soprattutto i bambini, tanto che i tumori infantili in Italia stanno aumentando a un ritmo del 2 per cento l’anno – come denuncia la Società italiana di Pediatria – una percentuale quasi doppia rispetto alla media europea dell’1,2 per cento.  «E’ NECESSARIO intervenire con provvedimenti straordinari per tutelare la salute dei cittadini», dice Ruzzenenti, sugger o una serie di interventi non più procrastinabili: elettrificare gli autobus della città (rispolverando il vecchio filobus), come stanno facendo molti centri europei, per azzerare le emissioni; ridurre drasticamente le combustioni, dimezzandole sia nei motori a scoppio che negli impianti industriali; diminuire il traffico veicolare. «C’è poi la questione del termoutilizzatore – spiega Ruzzenenti -, la cui attività dovrebbe essere ridotta a un terzo di quella attuale, con l’incentivazione della raccolta porta a porta che consentirebbe di bruciare i rifiuti restanti su un’unica linea». «Quanto all’apertura di Formigoni su una centrale nucleare in Lombardia – conclude Lascialfari -, siamo contrari e non la vogliamo, meglio le energie native». (Lisa Cesco )

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