Staminali: scoperte cellule del sangue nel liquido amniotico

ROMA – Dal liquido amniotico si possono ricavare cellule del sangue che, una volta corrette in laboratorio, possono andare a combattere alcune malattie genetiche che un bambino ancora in utero puo’ presentare in seguito ad un esame prenatale come l’amniocentesi. E’ uno studio di ricercatori italiani, pubblicato sulla rivista ‘Blood’, a dare nuove speranze nella cura delle malattie genetiche su bambini ancora in grembo. Per tre anni si e’ lavorato tra Parigi, Londra e Padova grazie alla ?Fondazione Citta’ della Speranza’ (una Onlus la cui mission e’ quella di raccogliere fondi da destinare alla ricerca nell’ambito delle neoplasie infantili) che ha finanziato lo studio. "Abbiamo trovato cellule del sangue sia nel liquido amniotico dei topi di laboratorio sia in quello umano – ha affermato Marina Cavazzana Calvo, responsabile del Dipartimento di Bioterapia dell’ospedale Necker di Parigi – Si tratta di cellule staminali ematopoietiche che danno origine a tutte le cellule del sangue. Una scoperta molto interessante perche’ apre scenari nuovi nella cura delle malattie genetiche dei bambini. Quando si dovesse presentare in un feto una patologia di tipo genetico, individuata in seguito ad una diagnosi prenatale, si potrebbero raccogliere le cellule del sangue che si trovano nel liquido amniotico, correggerle e iniettarle nel bambino al momento della nascita o addirittura quando ancora si trova utero". Allo studio ha partecipato anche Paolo De Coppi, il ricercatore della Fondazione Citta’ della Speranza e ricercatore confermato in chirurgia pediatrica all’Universita’ di Padova, che a Boston lo scorso anno parlo’ per primo della scoperta di cellule staminali nel liquido amniotico. Alla ricerca ha preso parte anche Andrea Ditadi. "Aver trovato cellule del sangue nel liquido amniotico – ha detto De Coppi – rappresenta una grande scoperta. Quando si andranno ad iniettare nel feto malato cellule del sangue corrette, ricavate dal liquido amniotico dove il feto stesso sta vivendo, non si avra’ rigetto. La scoperta, inoltre, contribuira’ a far diminuire il numero di aborti di feti malati".

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