Tumore colon: farmaci biologici quintuplicano sopravvivenza

PRAGA – 60.000 malati solo in Italia, e un ritmo di 30.000 nuovi casi ogni anno. Con 400.000 malati in Europa, il tumore al colon-retto si guadagna la poco ambita palma di secondo big Killer in Europadopo quello al polmone. Ma si aprono nuove prospettive di aumento della sopravvivenza per i casi avanzati, e in futuro forse per la guarigione nelle fasi iniziali, grazie ai farmaci biologici, e in particolare del farmaco ?affamatumori? bevacizumab, il primo anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l?angiogenesi, cioe? lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che consentono al tumore di crescere e diffondersi nell?organismo. Un sistema che permette di quintuplicare la sopravvivenza dei pazienti all?ultimo stadio, che da 4-5 mesi di aspettativa di vita possono arrivare anche a 20-30 mesi. Le novita? sul tumore al colon-retto sono state illustrate oggi a Praga, alla vigilia del congresso internazionale ?Setting new standards of care for patients with colorectal cancer?. A partire proprio dall?intervento sull?angiogenesi, ?un sistema rivoluzionario – spiega il Prof. Alberto Sobrero, Primario di Oncologia Medica all?Ospedale San Martino di Genova – che non distrugge le cellule tumorali, ma le ?affama?, cioe? agisce sul meccanismo che consente al tumore di crescere?. Aumenta la speranza di vita per i malati, dunque, e anche la qualita? della vita, grazie anche alla capecitabina, la chemioterapia in compresse che secondo Jim Cassidy, responsabile Oncologia media del Beatson University Center a Glasgow, ?riduce notevolmente i tempi di ospedalizzazione e le ore di chemioterapia?. ?L?importanza della capecitabina – conferma Sobrero – deriva dall?essere riuscita a rendere possibile la somministrazione per via orale del fluorouracile, il chemioterapico piu? utilizzato, e che ha portato i primi importanti risultati nella terapia del carcinoma del colon-retto. A parita? di efficacia la capecitabina ha un migliore profilo di tollerabilita? ed evita gli inconvenienti legati alla tradizionale terapia endovenosa?. I due farmaci sono stati recentemente approvati dall?Emea in combinazione con tutte le chemioterapie tradizionali e in qualsiasi linea di trattamento. Ora le prospettive future, spiegano gli esperti, guardano soprattutto all?intervento nella fase iniziale della malattia. L?utilizzo cioe? di bevacizumab come terapia adiuvante, dopo l?intervento chirurgico, per scongiurare il rischio di recidive. ?E? questa la fase – sottolinea Sobrero – in cui si puo? parlare non solo di estensione della sopravvivenza e miglioramento della qualita? della vita, parametri sicuramente importanti, ma di vera guarigione. E? attualmente in corso un importante trial internazionale chiamato AVANT, i cui risultati sono attesi tra due anni, che sta esaminando gli effetti dell?uso del farmaco come trattamento precauzionale dopo l?intervento chirurgico. In futuro potremo parlare finalmente di guarigione?.

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