Tumori: al via lo studio per proteggere il sistema nervoso dalle cure

ROMA – Chiudere le serrature del sistema nervoso per proteggerlo dalle cure antitumorali che procurano pesanti effetti collaterali come dolore e perdita di sensibilita’.  E’ l’obiettivo della Consensus Conference in corso a Roma all’Auditorium della Sigma-Tau dove una ventina di neurologi ed oncologi provenienti da tutto il mondo si sono riuniti. ”Dal loro lavoro nascera’ un protocollo di studio con l’obiettivo – ha spiegato Guido Cavalletti del Dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche dell Universita’ di Milano Bicocca e Clinica neurologica, Azienda Ospedaliera  S. Gerardo  di Monza – di fare aderire anche altri centri ad uno studio di questo genere, perche’ abbiano tutto l’interesse a diffondere il piu’ possibile questo tipo di ricerca e raccogliere centri con una qualificazione sufficiente per poter aumentare il numero di pazienti che vengono valutati”.
Ogni anno in Italia piu’ di 6.500 persone si sottopongono ad una terapia antitumorale nei 300 centri di oncologia nazionali. Molte di queste vanno purtroppo incontro ad effetti collaterali spesso molto fastidiosi: uno su tre, ad esempio, e’ colpito da neuropatie, ovvero sofferenze a livello delle vie nervose periferiche che comportano dolore, perdita di sensibilita’ e perdita o alterazione della mobilita’ o manualita’.
Il primo passo e’ quello di riuscire a riconoscere, documentare e quantificare questo effetto collaterale in maniera uniforme tra tutti i medici.  Ad esempio, per quanto riguarda la prevenzione, un recente studio ha dimostrato che un medicinale a base di xaliprodene e’ in grado di ridurre di circa il 39[%] il rischio di neuropatia sensitiva di grado 3 (la piu’ severa ed invalidante) in pazienti che ricevono regimi di chemioterapia a base di oxaliplatino.
Invece, sul versante del trattamento, cioe’ quando la neuropatia si e’ gia’ instaurata, studi clinici hanno dimostrato che la acetil-l-carnitina riduce la severita’ dei sintomi sia sensitivi che motori in circa il 60[%] dei pazienti.

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