Tumori del sangue: buoni risultati con nuovi farmaci

BERLINO – Novita’ incoraggianti su numerose malattie del sangue, molte delle quali rare ma ancora oggi con poche possibilita’ di cura, dal Congresso dell’ Associazione europea di ematologia (EHA) appena conclusasi a Berlino, con l’apporto di validi contributi italiani. ”In particolare – dice l’ematologa Enrica Morra, direttore del Dipartimento oncologico dell’Ospedale di Niguarda (Milano) – sono stati presentati buoni risultati con nuove categorie di farmaci (azacitidina, lenalinomide, deferasirox, ognuno di essi specifico per alcune condizioni di malattia) per le sindromi mielodisplastiche. Si tratta di condizioni pre-leucemiche finora incurabili particolarmente frequenti oltre i 60 anni di eta’, con punte di 50 casi per anno ogni 100 mila persone di eta’ superiore a 70 anni. L’aspettativa di vita varia da pochi mesi a 10 anni. L’azacitidina si e’ dimostrata efficace nelle forme ad alto rischio, con miglioramento di sopravvivenza media (da 15 a 24 mesi) e qualita’ di vita”. Confermato anche l’impatto delle nuove terapie con farmaci biologici (bortezomib, talidomide, lenalidomide) sul mieloma, tumore ematologico derivante dalla proliferazione delle plasmacellule midollari con produzione di una proteina patologica che colpisce soprattutto l’eta’ matura (intorno ai 60 anni), con sopravvivenza dai 3 ai 5 anni. ”In particolare, combinando il meglio della chemioterapia con questi nuovi farmaci – sottolinea Morra – la sopravvivenza mediana risulta
pressocche’ raddoppiata. Ottimi risultati si ottengono cosi’ anche nel paziente oltre i 70 anni”. La combinazione degli anticorpi monoclonali (Rituximab, Alentuzumab, Ofatumomab) con la  chemioterapia ”si conferma l’approccio vincente – continua la professoressa Morra – per i linfomi non-Hodgkin e la leucemia linfatica cronica. E farmaci biologici quali Bortezomib e Lenalidomide stanno producendo buoni risultati anche in queste malattie”. Buone notizie, infine, anche sul fronte del linfogranuloma di Hodgkin, una temibile malattia del giovane che oggi puo’ guarire nell’80% dei casi combinando chemioterapia e radioterapia. ”In particolare, la PET si e’ confermata strumento indispensabile – conclude l’ematologa del Niguarda – per definire precocemente la risposta alle cure e per orientare quindi l’intensita’ del trattamento”.

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