Tumori: fegato, Milano, microsfere con chemio dentro lesione – Trattati 51 pazienti; usati microcateteri inseriti dall’inguine

MILANO – Microsfere a rilascio controllato di chemioterapico iniettate direttamente nel tumore all’interno del fegato con microcateteri inseriti da un vaso arterioso inguinale. Con questa tecnica, alla Radiologia interventistica della Fondazione Policlinico, Mangiagalli di Milano, sono stati trattati, dall’ottobre 2005 a oggi, 51 pazienti ottenendo una ‘risposta obiettiva’ nel 100[%] dei casi.
In una nota dell’ospedale milanese si precisa che la tecnologia oggi consente ”la navigazione all’interno del fegato con sofisticati microcateteri di pochi millimetri di calibro. Raggiunta la neoplasia, si iniettano al suo interno microsfere della grandezza di 100-300 micron (milionesimi di metro) che hanno la capacita’ di rilasciare lentamente il chemioterapico in esse contenuto”.
Nei 51 pazienti trattati sono state curate complessivamente 80 lesioni (una tra le piu’ ampie casistiche in Italia e tra le prime in Europa). ”Dopo una media di 1,5 trattamenti – precisa nella nota Antonio Nicolini, Responsabile dell’Unita’ di Radiologia interventistica dell’ospedale milanese – il 65[%] delle lesioni ha mostrato una necrosi completa e il 35[%] una necrosi superiore al 70[%], con una risposta obiettiva del 100[%]. Col trattamento utilizzato in precedenza, che ancora viene eseguito nella maggior parte degli Ospedali – aggiunge il radiologo interventista – si ottiene una la necrosi completa tra il 16-60[%], nelle diverse casistiche”.
La nuova tecnica – spiega Nicolini – permette di rilasciare ”uno specifico chemioterapico all’ interno della neoplasia, senza che possa diffondere in tutto l’organismo, in quanto tossico”. In pratica, e’ un sistema per somministrare al tumore alte concentrazioni di chemioterapico, preservando invece il resto dell’organismo. E la terapia richiede inoltre ridotti
tempi di ospedalizzazione (2 giorni). ”Il controllo medio dopo 4 mesi – conclude Nicolini – ha evidenziato che l’84[%] dei noduli era ancora completamente necrotico. Non ci sono state complicanze maggiori legate alla procedura o alle particelle utilizzate. Il trattamento e’ stato ben tollerato dai pazienti, che hanno manifestato solo un modesto dolore addominale, spontaneamente regredito, ed in alcuni casi febbricola per alcuni giorni, disturbi nettamente inferiori rispetto alla tecnica precedentemente utilizzata”.

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