Tumori in crescita nei bambini, perchè?

Non si tratta solo di leucemie, ma anche di linfomi (più quattro per cento) e tumori solidi, come il neuroblastoma o alcuni tipi di sarcomi che prima non si registravano nell’infanzia». Secondo gli esperti, recenti scoperte indicano che alcune malattie possono avere un’origine embrio-fetale e che il Dna non è l’unico fattore di trasmissione ereditaria, ma anche lo sviluppo dell’embrione nei nove mesi di gestazione è un momento fondamentale: «Alcuni inquinanti -prosegue Burgio – dalla placenta possono passare al feto, cambiando il suo epigenoma, proprio nel momento in cui si formano i suoi organi e tessuti, trasmettendo dunque le alterazioni al genoma dei gameti, cioè ovuli e spermatozoi, i quali a loro volta le tramanderebbero al futuro bambino».
BAMBINI, OGNI ANNO 1.500 NUOVI CASI – Che le neoplasie in età pediatrica siano in crescita nel nostro Paese è un fatto assodato e sono circa 1.500 le nuove diagnosi ogni anno. Per capire le cause di questo fenomeno e raccogliere dati certi l’Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica (Aieop ) e l’Airtum (Associazione italiana registri tumori ) hanno deciso di dare vita a un registro nazionale che cataloghi in modo uniforme tutti i casi registrati sul territorio nazionale. «Oggi – spiega Fulvio Porta, presidente Aieop – disponiamo di analisi di laboratorio che ci permettono di capire, quando la cura è in corso, se la chemioterapia convenzionale funziona o se si deve ricorrere a un trapianto di cellule staminali. Grazie alle tecnologie molecolari, studiando frammenti del Dna delle cellule malate, possiamo muoverci in anticipo, senza dover attendere, come un tempo, il risultato finale del trattamento. Ma non sappiamo le ragioni del continuo aumento dei casi di cancro infantile. Il registro permetterà di tracciare una mappa che ne fotografi l’evoluzione nel tempo e nelle diverse regioni». L’Italia è all’avanguardia nelle cure oncologiche ai piccoli pazienti ed è oggi meta  dei «viaggi della speranza» . «Siamo l’unico Paese europeo – aggiunge Porta – in grado di applicare protocolli di cura uniformi su tutto il territorio nazionale. Questo significa che a un bambino malato verranno applicati gli stessi criteri diagnostici e terapeutici in un ospedale di Bolzano o di Palermo. Questo perché l’Aieop riunisce 53 strutture di oncoematologia pediatrica che adottano gli stessi protocolli e sono legate, in contatto, fra loro».
RICERCA INDIPENDENTE IN PERICOLO – A preoccupare gli specialisti, oltre all’aumento dei casi, è il blocco della ricerca clinica indipendente (cioè non finanziata dalle case farmaceutiche) causato da un decreto ministeriale del 2009 che ha aumentato i costi delle coperture assicurative a tutela dei partecipanti agli studi clinici. Così, dei cinque studi sperimentali no profit proposti, solo uno relativo alla leucemia linfoblastica acuta è riuscito a partire. Per questo Fulvio Porta chiede «un incontro al livello più alto, con il Ministro della Salute, per modificare il provvedimento e fare in modo che costi delle polizze assicurative delle sperimentazioni no profit siano compresi nell’attività clinica generale di ogni struttura e non richiedano ulteriori esborsi». La leucemia è la forma di cancro più frequente, ma i piccoli possono essere colpiti anche da neoplasie del sistema nervoso centrale, dai linfomi, dal neuroblastoma e altre forme più rare. I protocolli sperimentali sono stati uno strumento essenziale per individuare trattamenti che hanno permesso all’oncologia pediatrica di raggiungere risultati eccezionali, capovolgendo di fatto la prognosi per i piccoli malati. Trent’anni fa 8 bambini su 10 morivano dopo pochi mesi dalla diagnosi, oggi l’80 per cento guarisce con una buona qualità di vita. «Ma se gli studi clinici nell’adulto sono finanziati in genere dalle case farmaceutiche – precisa Andrea Pession, responsabile della Clinica pediatrica di Bologna – quelli sulle neoplasie pediatriche sono considerate malattie rare e possono essere studiate e curate proprio grazie alla ricerca indipendente, priva di ricadute commerciali».
Vera Martinella (Fondazione Veronesi)

Fonte: Corriere.it – Data: 15.7

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