Tumori: spaventano i giovani ma si sopravvive di più

ROMA – I tumori spaventano soprattutto i giovani, nonostante l’indubbio miglioramento delle strategie terapeutiche di contrasto che hanno visto aumentare la sopravvivenza negli ultimi 20 anni del 23[%] a 5 anni da distanza dalla diagnosi. Il 73[%] dei 18-29enni e il 75[%] dei 30-44enni esprimono, infatti, grande paura per questa malattia. Ma nella maggioranza di persone, che ne hanno avuto esperienza diretta o indiretta, subito dopo la paura, e’ scattata la voglia di reagire indicata dal 40[%] degli intervistati. Lo anticipano i risultati di una indagine Wss-Censis, che sara’ resa nota al World Social Summit, l’evento mondiale sulle paure planetarie organizzato da Fondazione Roma dal 24 al 26 settembre. In particolare, in caso di insorgenza di una patologia, gli italiani temono di piu’ la non autosufficienza che la morte. Tra le patologie, a impaurire i connazionali sono, in primo luogo, i tumori. Il 67,5[%] li teme perche’ intaccano la salute e la qualita’ della vita. Seguono a grande distanza le malattie del cuore (23,9[%]), le malattie cerebrali (21,8[%]), la depressione (11,4[%]) e le malattie vascolari e circolatorie (10[%]). Se i tumori spaventano in modo particolare i giovani, gli anziani, rispetto alle altre classi di eta’, esprimono paura per le malattie del cuore (indicate da oltre il 28[%] degli over64enni e le malattie cardiovascolari e circolatorie indicate dal 12,1[%] degli intervistati). Molte persone sono convinte che la buona salute e la lotta alle patologie chiamano in causa pesantemente la responsabilita’ individuale. Questo e’ tanto piu’ vero per la prevenzione, e non e’, quindi, un caso che, ad esempio, quasi l’84[%] degli italiani ritenga che la causa principale delle patologie cardiovascolari siano le abitudini di una persona, mentre il 44,5[%] richiamare i fattori ereditari, e poco piu’ del 30[%] le condizioni dell’ambiente in cui si vive. Ad essere piu’ convinti della responsabilita’ individuale nella tutela della salute sono i laureati tra i quali e’ oltre l’89[%] a richiamare il ruolo del modo di vita. Le percentuali rimangono, pero’, elevate anche per le persone con titolo di studio piu’ basso.

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