Uganda, dall’Italia una speranza per malati di cancro

KAMAPALA – Arriva dall’Italia una nuova speranza nella lotta
contro il cancro in Africa. Sempre di piu’ un dramma del
continente: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’
(Oms) l’emergenza tumori, soprattutto nell’area sub-sahariana,
e’ cresciuta drasticamente a partire dagli anni Novanta anche a
causa della diffusione dell’Aids e dell’allungamento della vita
media, senza che vi fossero programmi di controllo e un sistema
sanitario in grado di fornire risposte adeguate. Il rischio,
mette in guardia l’Oms, e’ che se non si interverra’ in tempo
con efficaci programmi di prevenzione e trattamento, entro il
2020 l’Africa dovra’ far fronte a 13 milioni di nuovi casi e
con un milione di morti all’anno. Senza dimenticare che qui il
tasso di incidenza del cancro si avvicina tristemente a quello
della mortalita’ e si registra il numero piu’ basso al mondo di
sopravvissuti alla malattia in un arco di cinque anni. Numeri
ancora piu’ allarmanti se consideriamo le donne: otto malate su
dieci non sopravvivono alla malattia. Una speranza, un
approccio nuovo arriva dall’Oncologia per l’Africa Onlus,
associazione nata a maggio 2010 dalla volonta’ di un’equipe di
esperti e medici dell’Istituto Nazionali Tumori di Roma ‘Regina
Elena’ di mettere a disposizione le proprie competenze per
fornire assistenza sanitaria con scopi di solidarieta’ sociale.
“Vogliamo che anche in Africa il malato di cancro abbia il
diritto di essere curato e possa sperare in una guarigione”,
dice all’AGI Titti Andriani, presidente di Oncologia per
l’Africa Onlus. I primi a ricevere le cure degli specialisti
dell’associazione italiana saranno a gennaio i pazienti
ugandesi. Il cancro in questo Paese sta diventando una delle
maggiori cause di mortalita’ tra le malattie non infettive: per
una donna ugandese la probabilita’ di morire a causa di un
cancro alla mammella e’ doppia rispetto a un’italiana,
penalizzata dalla mancata conoscenza della malattia,
dall’assenza assoluta di prevenzione, da un sistema sanitario
debole o piu’ semplicemente dalla poverta’ estrema che
impedisce di acquistare i medicinali e ricorrere alle cure piu’
elementari. “Basti pensare”, osserva Andriani, “che in tutta
l’Uganda, una nazione di oltre trenta milioni di abitanti, e’
presente un solo apparecchio di radioterapia e lascio
immaginare ai lettori i tempi di attesa per chi deve subire un
intervento o sottoporsi a cicli di chemioterapia”. Proprio alle
donne si rivolgera’ il primo progetto di Oncologia per
l’Africa: in collaborazione con il St. Raphael of St. Francis
Hospital Nsambya si offriranno alle cittadine della capitale
Kampala programmi di screening gratuiti e si organizzeranno
campagne di informazione per r erle piu’ consapevoli
dell’importanza della prevenzione. Per quanto riguarda il
trattamento, i medici specialisti del Regina Elena, insieme ai
colleghi ugandesi, effettueranno missioni chirurgiche per
operare pazienti in cura anche all’Uganda Cancer Institute,
l’Istituto Tumori nazionale. Un occhio di riguardo sara’
dedicato alla formazione del personale sanitario del St.
Raphael of St. Francis Hospital Nsambya, in un’ottica di
sostenibilita’ del programma. Un secondo progetto interessera’
i bambini malati di cancro (in particolare linfomi); il
programma e’ sviluppato in collaborazione con l’Uganda Child
Foundation, che sara’ aiutata nell’acquisto dei farmaci, per
arrivare a una diagnosi veloce, soprattutto per i piccoli
malati che vivono nelle aree rurali.

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