UN FILM – ‘THE BIG C’ – CHE PARLA DI CANCRO CON IRONIA E CORAGGIO

IL FATTORE “L” – Laura Linney

Un film che parla di cancro con ironia e coraggio, conquistando tutti e il merito è di questa attrice strepitosa che senza mai sgarrare o strafare, lentamente è diventata una star.
The Big C, il cancro, parola terribile, un tempo bandita da Hollywood, approda alla tv americana, accolta da recensioni inneggianti e pubblico crescente, puntata dopo puntata, sul network Showtime.
Debutto-record per la rete e storia di copertina del magazine del New York Times. E’ una daek comedy prodotta ed interpretata da Laura Linney nei panni della quieta e un po’ rigida Cathy Jamison, madre insegnante, che scopre di avere un melanoma terminale allo stadio 4.
Da quel momento per la “C” avrà soprattutto un altro significato: Carpe diem, usa il tempo che ti resta. Il che la porterà a drastici cambiamenti di vita. Il tumore diventerà una sfida, una spinta al cambiamento, e per la prima volta in tanti anni farà delle scelte per sé.
Con o senza l’aiuto dell’affascinante dermatologo Reid Scott, combatte decisamente la malattia secondo regole sue, compresa la scelta  di quando (e perfino se) comunicare alla famiglia la terribile notizia.
La situazione costringe il figlio viziato e il marito immaturo (Oliver Platt) a crescere, e il fratello eccentrico e ambientalista a starle più vicino. Lei stessa finirà per rivalutare la sua esistenza.
Fra le “guest star” della prima stagione c’è anche Gabourey Sibide, nominata all’Oscar come migliore attrice per Precious.
La Linney, 46 anni, che è anche produttrice della serie, t e però a tranquillizzare il pubblico: “il racconto non è del tutto tragico, spiega, il tono a tratti è da commedia agrodolce, in cui si ride oltre che piangere.
E non è una “commedia sul cancro”, ma su una donna che il cancro. E su come lo affronta. Per questo possiamo permetterci di essere anche un po’ divertenti”.
Mrs. Linney, negli Stati Uniti il numero di persone che scopre di avere il cancro aumenta di anno in anno. The Big C è nato anche da questa considerazione?
“Detto così suona cinico. Diciamo che il progetto vuole infrangere un tabù: parlare di cancro. Del proprio, di quello dell’amica, della madre o del padre. Per far riflettere il pubblico sulla morte, ma soprattutto per ricordare che ci sono cure sempre più efficaci. Ci si ammala di più, ma si muore anche sempre di meno. A volte fa bene ridere in faccia ai pericoli.
Perchè ha deciso, oltre che produrre, di interpretare The Big C?
“Int iamoci, non è che stessi cercando a tutti i costi un testo così da recitare. E’ stato il copione dei primi episodi, che mi sono ritrovata un giorno sulla scrivania, a stregarmi: parlava di tutto ciò che mi ossessiona, il passare del tempo, come lo sfruttiamo, le scelte che facciamo nella quotidianità.
Il concetto centrale della serie è proprio quello: sap o quanto tempo ci resta da vivere, cambiano la nostra esistenza, i suoi ritmi, le amicizie, i rapporti familiari. Tutto diventa una questione di sopravvivenza. Perchè la vita in fondo, è sempre un equilibrio fra sopravvivenza e divertimento.
Come reagisce il suo personaggio, Cathy, alla drammatica scoperta, nelle prime puntate di The Big C?
“Le diagnosi, le previsioni sul suo male variano, a seconda di chi consulta. Come molte altre pazienti, prova sulla sua pelle gli alti e bassi, le “montagne russe” psicologiche degli esiti ni dei controlli, dopo questa o quest’altra terapia. Ogni nuova notizia la costringe a ricomporre il suo “giornale interiore”. Cathy ha una vita piena, è una madre, una moglie, un’insegnante, ma la scoperta della malattia scatena problemi di identità. Anche se, alla fine, sarà proprio la lotta contro il tumore che l’aiuterà a definire la sua vera essenza”.

FONTE: da “D” di Repubblica del 23 ottobre 2010

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